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“Promuovere la migrazione legale é il modo migliore per evitare la migrazione illegale e il traffico di esseri umani!”

Con queste parole il direttore di Caritas Etiopia, Bekele Moges, ha esordito nell’apertura della conferenza  organizzata con molti rappresentanti della società civile, delle comunità religiose e del governo nazionale e locale a Soddo, 300km a Sud di Addis Abeba.

 “L’obiettivo è di creare una mentalità diffusa contro il traffico di esseri umani. Finché anche solo una persona, o ancor peggio un bambino, verrà venduto per la tratta o per lo sfruttamento lavorativo o sessuale non potremo interrompere il nostro impegno! La tratta degli esseri umani è la mercificazione della persona, effetto perverso della globalizzazione economica senza la globalizzazione dei diritti umani!“, ha continuato il direttore della Caritas diocesana di Soddo.

La terza missione in Etiopia per la promozione dei corridoi umanitari dal 24 al 28 luglio ha visto Caritas Italiana al fianco di Caritas Etiopia in questo incontro per una più diffusa consapevolezza sul tema della tratta.

L’Etiopia è un Paese in cui le persone cercano rifugio ma anche da cui i giovani partono. Estrema povertà, piccolissimi appezzamenti coltivabili, carenza di infrastrutture e la famiglia stessa che preme, sono le motivazioni che spingono i giovani etiopici a migrare e spesso a finire preda dei trafficanti. L’84% delle persone vittime di tratta ha tra i 14 e i 23 anni. Le rotte sono molteplici:

  • verso la città dove finiscono per strada, vittime di sfruttamento, di fame e dove vivono con una costante paura.
  • verso lo Yemen che, nonostante la guerra in corso, continua ad essere metà ambita.
  • verso il Sud Africa in cerca di fortuna e spesso finiscono incarcerati in Malawi, in Tanzania, o vittime di sfruttamento nel paese di destinazione. “Ogni  giorno ritorna un morto dal Sud Africa e parte una persona per il Sud Africa”, racconta il Vescovo di Hosaena.
  • verso nord, verso l’Europa attraverso il Mediterraneo. Barriera naturale più pericolosa e mortale al mondo, che peraltro ci proponiamo di superare anche promuovendo vie legali e sicure.

Il principale obiettivo di questa missione è stato quello di incontrare ad Addis Abeba i primi possibili candidati per il progetto di corridoi umanitari. Si è trattato di un pre colloquio avvenuto anche grazie al supporto di un sopravvissuto alla strage del 3 ottobre 2013 a Lampedusa, che ha fatto da mediatore.