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Hussein, classe 1987, sua moglie Hanan, siriani di Dara’a (a Sud di Damasco), genitori di tre bambini.
Sono loro una delle famiglie che stanno arrivando dall’aeroporto di Amman in Giordania con la seconda tranche dei canali umanitari. Ad attenderli l’equipe di Caritas Italiana in aeroporto.
I bambini, 11 in tutto in arrivo oggi, finora hanno visto e vissuto solamente nella realtà del campo profughi di Za’atari in Giordania. Cresciuti tra le tende, nella polvere del campo, in fila per la porzione giornaliera del pasto. In attesa. In attesa di una guerra che non accenna a finire e di poter tornare a “casa”. In attesa di un futuro sospeso in un Paese straniero che accoglie ma per i numeri elevati fa fatica ad integrare. La Giordania infatti con 6,5 milioni di abitanti ospita oltre 2 milioni di profughi scappati dall’inferno siriano; anche per questo i profughi siriani non hanno diritto alle cure sanitarie pubbliche e quelle private sono estremamente costose.
Una vita dura a cui fin da subito han dovuto abituarsi i bambini.
Una vita difficile che ha portato uno dei figli di Hussein, in una situazione clinica alla nascita già estremamente difficili, ad ammalarsi ulteriormente.
Sono i cosiddetti “vulnerabili”, bambini, uomini e donne che sono tra le persone selezionate per i canali umanitari. L’attesa all’aeroporto di Fiumicino è per loro. La Caritas di Manfredonia, che si occuperà della loro sistemazione e cura è pronta ad offrire loro un luogo in cui ricostruire il loro futuro.
Ora l’attesa si trasforma in speranza, l’aereo è partito portandoli in salvo.

Daniele Albanese, Fiumicino 29 marzo 2017