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Gli effetti sanitari, sociali ed economici della pandemia da Coronavirus hanno provocato l’emersione di nuove tipologie di utenti e di nuovi bisogni nelle richieste di assistenza pervenute alle Caritas Diocesane. Al fine di monitorare la situazione nel sistema d’accoglienza per migranti e rifugiati nei territori e svolgere un ruolo di advocacy nei confronti dei Ministeri competenti l’Ufficio Politiche Migratorie e Protezione Internazionale di Caritas Italiana ha indetto tre riunioni online, dal 20 al 24 marzo 2020 coinvolgendo circa 50 diocesi. Dalle riunioni sono emerse non solo le difficoltà dei territori nel garantire la continuità dei servizi essenziali nel pieno rispetto delle normative previste dai decreti ministeriali, ma anche le strategie messe in campo dalle realtà diocesane per adeguare l’erogazione di tali servizi alle restrizioni imposte.

Tra i servizi mantenuti si rilevano: i corsi di italiano, l’ascolto, l’accompagnamento psicologico svolti con nuove modalità relazionali e di prossimità ovvero attivando numeri verdi, videochiamate e centralini dedicati; l’accompagnamento sanitario, garantito attraverso le più onerose strutture private; la mensa ,anche con modalità di erogazione dei pasti alternative come il take away e la consegna a domicilio; l’accoglienza, ampliando ad esempio il servizio da notturno ad H24. Inoltre le strutture utilizzate per l’emergenza freddo stanno chiedendo la proroga della convenzione per garantire un alloggio a chi altrimenti si troverebbe in strada.

Tra i più urgenti bisogni emersi, invece, vi è il difficile reperimento di dispositivi di protezione individuale (soprattutto mascherine) per gli operatori attivi nell’assistenza, nonché la sanificazione delle strutture e dei luoghi dell’accoglienza. Si sottolinea inoltre la necessità di garantire assistenza a chi è privo di alloggio o di permesso di soggiorno, come i lavoratori agricoli che vivono nei ghetti o negli accampamenti senza tutele igienico-sanitarie (senza fissa dimora, i giostrai, i circensi) e fornire aiuti materiali ed economici alle persone fortemente infragilite dal blocco delle proprie attività lavorative, soprattutto nei casi di lavori in nero o irregolari o ancora degli ambulanti. Analoga la condizione dei richiedenti asilo impiegati in tirocini e stage, per i quali è impossibile al momento accedere ai contributi economici previsti dalle suddette attività. Nello specifico caso dei cittadini stranieri, inoltre, in una fase di chiusura degli uffici pubblici come prefetture, questure, commissioni territoriali, c’è l’esigenza di una corretta informazione e gestione delle procedure inerenti la presentazione della domanda, il rilascio, il rinnovo, la conversione dei permessi di soggiorno e delle tessere sanitarie, ovvero di una corretta interpretazione delle disposizioni governative. Le Caritas diocesane segnalano infine la circolazione di video e fake news che diffondono notizie devianti sull’immunità degli africani al Coronavirus, disinformazione che le Caritas diocesane cercano di combattere utilizzando materiali divulgativi autoprodotti o istituzionali come quelli disponibili sul sito OMS.